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Luca, medico sportivo… a bordo ring!

L’intervista di oggi vede protagonista un giovane dottore che si è distinto in un ambito ben preciso della medicina: la medicina sportiva. Luca è affabile, un professionista nonché un atleta, il che lo agevola sicuramente nelle mansioni che svolge. Si è accostato alla medicina un po’ per “gusto”, un po’ per fascino e un po’, probabilmente, perché ce l’ha nel DNA! Tra i suoi colleghi, infatti, tre zii che gli hanno trasmesso la passione.

Ragazzo poco più che trentenne, laureato presso l’università di Bologna, si è prestato volentieri a raccontarci un po’ di sé e del suo percorso, specialmente nelle assistenze sanitarie come medico di bordo ring, in particolar modo con le MMA (Mixed Martial Art).

Credits: Fabio Barbieri Ph.

Nome: Luca
Cognome: Marcantonio
Età: 35
Professione: Medico

Luca, ti ringrazio per il tempo che ci concedi. Dalle chiacchiere che hanno un po’ rotto il ghiaccio emerge un’esperienza consolidata. Da quanto svolgi la professione?

Dal 2013, circa cinque anni.

La prima domanda è d’obbligo. Tu sei un medico sportivo: qual è la differenza con il medico specialista in medicina dello sport?

Ti rispondo subito, in quanto è una precisazione doverosa. Il medico sportivo non è un medico dello sport (qualifica che si ottiene attraverso un apposito percorso di specializzazione), bensì un medico socio aggregato FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana). 

Quella in medicina sportiva, non è quindi una specializzazione bensì un percorso formativo\lavorativo dedicato ai medici.

Come si ottiene l’iscrizione alla FMSI?

L’iscrizione alla FMSI la si ottiene previo superamento di un corso organizzato dalla Federazione stessa in diverse regioni d’Italia almeno una volta all’anno. (www.fmsi.it).

Ti ringrazio per la puntualizzazione, che si rivelerà decisamente utile a chi volesse iniziare lo stesso cammino. Una volta formato, come ti sei quindi accostato a questo ambiente?

Sono arrivato qui senza premeditazione, già da neoabilitato: inizialmente grazie a delle richieste di collaborazione con diverse società sportive nella mia zona di residenza (Rimini) che si sono consolidate negli anni. La mia partecipazione è iniziata durante delle gare e degli eventi che hanno dato il “la”!

Tra le tue collaborazioni, anche la Croce Rossa e l’OPSA.

Vero. Sono collaboratore medico e volontario per la Croce Rossa di Rimini e sì, appartengo anche all’OPSA (Operatori Polivalenti di Salvataggio in Acqua). Non è necessaria la laurea in medicina per cooperare con i gruppi OPSA: basta conseguire la qualifica di “operatore”, attraverso un corso di formazione interno. Non vige l’obbligatorietà, per gli OPSA, di avere un medico tra le proprie fila, tuttavia ciò si presenta ovviamente come un valore aggiunto. L’attività OPSA è un’attività adrenalinica: sono molto felice di farne parte e di averne ottenuto l’abilitazione!

Quali opportunità ti ha offerto l’iscrizione alla FMSI?

Grazie alla mia appartenenza alla FMSI ho ottenuto anche l’abilitazione a medico di bordo ring per la FPI (Federazione Pugilistica Italiana) e quella di DCO (Doping Control Officer – “medico antidoping”).

L’accesso all’abilitazione DCO prevede un test d’ingresso, richiedendosi una certa “compatibilità” con le attività sportive, una breve fase d’aula seguita da un periodo di affiancamento a DCO veterani e, infine, un esame finale. Preciso che l’appartenenza alla FMSI è condicio sine qua non per l’abilitazione DCO.

Sembri molto appagato da questa professione, presumo che ormai la senta “tua”.

Ebbene sì: da sportivo quale sono, inoltre, la coniugazione lavoro\passioni è stata davvero perfetta.

A proposito di FMSI: come ne sei venuto in contatto?

Da sportivo non potevo non esserne a conoscenza, ma è grazie ad alcuni professionisti del settore – quali il Dottor Contento, membro storico della FMSI Rimini – che mi ci sono accostato, seguendo il corso interno per divenirne socio integrato.

Luca, oltre ai corsi prettamente legati alla FMSI, ne hai seguiti altri per accrescere le tue competenze e la tua professionalità?

Certamente. Rammento che, all’interno della FMSI, è possibile diventare medici istruttori PSSD (Pronto Soccorso Sportivo Defibrillato: abilitazione particolare per l’insegnamento delle tecniche di primo soccorso sportivo).

Al di fuori della struttura federale, ho seguito innanzitutto il corso BLSD (Basic Life Support) che, da neoabilitato, l’Ordine dei Medici di Rimini ha regalato presso il centro “Rimini Cuore”.

A questi ho aggiunto corsi su suture, emogasanalisi, lettura e interpretazione di emogasanalsi ed ECG, e sulla gestione del trauma. Da medico di bordo ring la gestione del trauma è basilare e non ho potuto esimermi dal seguire anche il corso PHTLS (Prehospital Trauma Life Support)!

Luca, sbirciando il tuo curriculum risalta anche un master in medicina estetica. D’emblée verrebbe da pensare che non vi sia connessione tra le due branche. Come, invece, sei riuscito ad applicare all’una le nozioni apprese attraverso l’altra?

Nonostante il master non sia totalmente inerente la medicina sportiva, perché ricalcava più che altro un interesse personale, ho focalizzato la mia attenzione su due “dettagli” che, in realtà, mi si sono rivelati utili, ovvero il focus sulla nutrizione e l’uso di determinati macchinari, applicabili anche alla medicina sportiva.

Luca, quali sport segui solitamente da medico, non da tifoso?

Tra i più diffusi, quelli le cui federazioni si avvalgono dei medici FMSI (calcio, basket, ad esempio), ma anche le discipline FIGMMA (Federazione Italiana Grappling Mixed Martial Arts) e le arti marziali in genere che prediligo.

Credits: Fabio Barbieri Ph.

MMA in primis!

MMA in primis e, complessivamente, le discipline da contatto (da sportivo praticante, l’interesse è multiplo). Farne parte in qualità di medico non è immediato: è uno sport traumatico che richiede rapidità di scelta. Un professionista specializzato in traumi è sicuramente preferibilmente raccomandato, come è utile la conoscenza di quel dato sport, che agevola indubbiamente l’approccio clinico. Questo vale per ogni disciplina, ma quelle da contatto sono obiettivamente difficili da gestire e le decisioni del medico possono rivelarsi altrettanto critiche e cariche di responsabilità.

Puoi illustrarci brevemente quanto appena detto?

Il medico sportivo, in caso di sport da contatto, ha la facoltà e l’obbligo di sospendere un match qualora ritenga che un atleta sia stato danneggiato – non necessariamente in maniera visibile – abbastanza da impedirgli di proseguire la lotta in sicurezza.

Ci racconti una grande soddisfazione personale?

Paradossalmente, non è accaduta in ambito sportivo: ho avuto necessità di rianimare e defibrillare una persona.

Viceversa, una difficoltà?

Le difficoltà maggiori, invece, avvengono proprio in ambito sportivo. Negli sport da combattimento il medico deve avere capacità e prontezza di “risposta” che, in un match, si traducono nella decisione immediata di far proseguire o meno il combattimento. Non sempre un atleta presenta sintomi evidenti, ma a dispetto di ciò i danni subiti potrebbero essere impegnativi.
Non è, pertanto, una criticità hic et nunc quanto più “diffusa” e costante durante l’intero evento.

Ad oggi, quali altre collaborazioni sono in atto?

Lavoro presso un centro di medicina sportiva, inoltre collaboro per tutta la stagione con alcune società di calcio professioniste della mia zona di residenza.

Luca, credo che questo spaccato della tua vita si sia rivelato fondamentale per comprendere quale sia il percorso idoneo per accostarsi alla medicina sportiva e dimostra che la strada non è sempre una, ma può accadere che da una via se ne percorra un’altra, ottenendone anche delle belle carriere e forti soddisfazioni.

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