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#Coronavirus: 70 anni e non sentirli. La seconda giovinezza del Plaquenil.

Bisogna sorvegliarsi senza tregua per non essere spinti, in un minuto di distrazione, a respirare sulla faccia d’un altro e a trasmettergli il contagio. Il microbo, è cosa naturale. Il resto, la salute, l’integrità, la purezza, se lei vuole, sono un effetto della volontà e d’una volontà che non si deve mai fermare. L’uomo onesto, colui che non infetta quasi nessuno, è colui che ha distrazioni il meno possibile. E ce ne vuole di volontà e tensione per non essere mai distratti; sì, Rieux, essere appestati è molto faticoso.
(Albert Camus, La peste)

Proseguono le restrizioni e le limitazioni in tutto il mondo perché seppur con un timido rallentamento della percentuale del numero dei contagiati l’epidemia continua e al momento attuale non esiste ancora un farmaco o un protocollo terapeutico efficace contro il Covid19.

Alcune molecole utilizzate in maniera off-label sembrerebbero però offrire qualche risultato. Per questo motivo l’AIFA ha dedicato una pagina (costantemente aggiornata) che riporta le informazioni relative a questi potenziali approcci terapeutici sottolineando comunque “l’alto livello di incertezza con cui queste preparazioni sono messe a disposizione e della particolare situazione di emergenza”.

In questo ultime settimane, sono state condotte delle indagini in tutto il mondo per capire se esistono farmaci che possono essere applicati specificamente per pazienti COVID-19.  Attualmente,  si contano oltre 250 studi su principalmente 4 tipi di farmaci, come riporta il sito Cell Trials Data. La maggior parte degli studi è cinese, ma per conoscere i risultati bisogna attendere ancora.

Nel nostro Paese invece, è il team del Professor Roberto Burioni, dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ad aver mostrato alcuni risultati interessanti in laboratorio, su una molecole ben conosciuta dai Medici e presente sul mercato da ben 70 anni, il Plaquenil.

Cos’è il Plaquenil e come funziona?

Commercializzato dal colosso francese Sanofi, il Plaquenil è un farmaco a base di idrossiclorochina, derivato della clorochina, quest’ultima usata da ancora più tempo per il trattamento e la prevenzione della malaria. L’Idrossiclorochina quindi non è altro che clorochina con l’aggiunta di un gruppo idrossilico che la rende meno tossica dell’originale e ne aumenta le applicazioni mediche. Questa reazione è stata eseguita per la prima volta nel 1946. Il Plaquenil, come la clorochina prima, si è dimostrato efficace nel trattamento dell’artrite reumatoide in fase attiva e cronica e nel lupus eritematoso discoide e disseminato.

La Farmacodinamica della molecola è la seguente: L’azione terapeutica dell’idrossiclorochina si basa su diversi effetti farmacologici: interazione con i gruppi sulfidrilici, modulazione dell’attività enzimatica (in particolare fosfolipasi, NADH-citocromo C reduttasi), fissazione al DNA, stabilizzazione delle membrane lisosomiali, inibizione della sintesi delle prostaglandine, della chemiotassi di polimorfonucleati e della fagocitosi; inoltre, sembra avere una  possibile interferenza con la produzione dell’interleuchina 1 da parte dei monociti e inibizione della liberazione di superossido da parte dei neutrofili. Sia l’effetto antireumatico che l’effetto antimalarico si possono spiegare in relazione alla concentrazione raggiunta nelle vescicole acide intracellulari e attraverso quindi l’aumento del loro pH.

Ma torniamo al perché si è ipotizzato che potesse essere una molecola spendibile anche nell’infezione da Coronavirus. Nel 2005 alcuni ricercatori avevano riscontrato una forte attività antivirale proprio di questa molecola contro un altro coronavirus responsabile della famosa epidemia di SARS del 2003. Quando saltarono fuori i risultati sulla potenziale spendibilità del farmaco tuttavia l’epidemia di SARS era già scomparsa e la scoperta quindi non ottenne molta risonanza. Da qui, dunque, ri-nacque l’idea di molti ricercatori di applicare il Plaquenil contro il nuovo SARS-CoV2 responsabile della pandemia attuale.

Nello specifico, il team del Professor Burioni ha condotto su linee cellulari ben 3 differenti esperimenti in laboratorio per verificarne la potenziale utilità. Dal difficile lavoro del suo Team di Ricercatori è emerso l’interessante dato che il farmaco potrebbe risultare efficace se somministrato ai pazienti prima e durante una eventuale infezione da SARS-CoV2. Come sempre è necessario uno studio clinico robusto che comprovi e verifichi i risultati anche in vivo (quindi non andate a comprarne scatoloni&scatoloni, perché non è una molecola esente da importanti effetti collaterali multi-organo!).

Piano-piano, una scoperta, un esperimento, un’evidenza alla volta… la ricerca troverà la strada corretta. E come si dice… la Scienza -anche questa volta- salverà il mondo (e non sarà nemmeno l’ultima).

Aggiornamento del 5 giugno 2020:

Nelle ultime settimane l’idrossiclorochina è stata al centro di fortissimi dibattiti all’interno della Comunità Scientifica. Uno studio del Lancet aveva sottolineato gli effetti potenzialmente dannosi contribuendo al divieto all’utilizzo da parte di molti enti regolatori come AIFA, in Italia, che ne ha vietato l’applicazione clinica nella terapia per il Covid-19. A pochi giorni di distanza da queste imposizioni, arriva però il ritiro dell’articolo e il dietrofront dei ricercatori. Anche in Italia, 140 medici hanno deciso di intraprendere un’istanza legale contro AIFA proprio a difesa dell’utilizzo di questa melecola.

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